2013
31 dicembre
Un anno vissuto in un giorno, in una sera, in un minuto.
In un baleno. Che durerà per sempre.
23 dicembre
Quest'anno il Natale lo trascorro in un luogo lontano eppure vicinissimo, un luogo da cui, per una strana magia, mi è possibile vedere meglio e capire meglio il significato dello stare insieme, del sentire la vicinanza pure di chi non c'è.
Sono tra voi anche se non ci sono veramente, perché la mia mente vaga inesorabile tra i ricordi, si sofferma su certi luoghi dell'anima e da lì non dà segno di voler venir via, se non dopo molto tempo e molte resistenze.
È uno strano Natale, forse il più intenso della mia vita, è un continuo rincorrersi tra passato e presente, tra fuori e dentro, tra dolore e auspicio.
Magari sta proprio qui il senso di questa festa, di questo passaggio dal buio alla luce.
Vi voglio bene, pochi ma veri amici miei.
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12 dicembre
D'ora in poi vivrò in una perenne provvisorietà, non più figlio, giammai padre, abbarbicato alle mie sterili passioni come un koala al suo eucalipto.
La nebbia di questi giorni è la prefigurazione di un futuro invisibile, muto, disatteso; ogni tanto qualche luce colorata, ma è solo l'inganno del Natale imminente.
Per altri è già tempo di festa.
2 dicembre
Stasera sono uscito, pioveva forte. Ma non c'eri tu a dirmi "non uscire con questo tempo".
Riposa in pace, Madre Mia. Mi hai dato tutto.
27 novembre
- "Italy's former Prime Minister Silvio Berlusconi has been ousted from the country's Senate."
- Fermati, David.
- "El Senado de Italia aprueba la expulsion de Berlusconi."
- Fermati, ti prego.
- "Berlusconi loses his seat in Senate."
- Ho ancora il massimo entusiasmo e la massima fiducia in questa missione e voglio aiutarti, David.
- "Italienischer Senat schieleßt Berlusconi aus."
- Fermati, David. Ho paura.
- "Silvio Berlusconi officiellement déchu de son poste de sénateur."
- Ho paura, David.
- "Silvio Berlusconi decaduto da senatore."
- Fermati, David. Ho paura. Ho paura, David...
22 novembre
Sono tempi così.
Con l'ultimo disco di Sting - ahimè, io li chiamo ancora "dischi" - che all'inizio mi aveva lasciato perplesso e adesso invece mi entusiasma, proprio come capitava con i dischi di una volta, con i dischi belli (e pure questo è un segno dei tempi); sono tempi di alluvioni, anche di parole, e noi che abbiamo ombrelli sempre più piccoli per ripararci; sono tempi di nuovi politici, che invece somigliano ai dischi di oggi: cominciano bene e poi si perdono nei soliti refrain dove c'è sempre qualcosa di già sentito; sono tempi di veleni sotterranei e rivoluzioni epidermiche; sono tempi di disillusioni autunnali, si accorciano sempre di più, come la luce del giorno, le speranze di vedere, un giorno, la luce del giorno.
Sono tempi che Iddio ci perdoni se chi siamo noi per giudicare questi tempi.
13 novembre
Le parole sono un inganno consolatorio, quotidianamente le usiamo per dire il contrario di quello che pensiamo, per dire quello che vorremmo pensare o che gli altri vorrebbero che pensassimo.
Vale per tutti, ed è il più delle volte un meccanismo che si mette in moto da solo, il pilota automatico che si destreggia tra le insidie della convivenza civile (spesso incivile).
Le parole non servono a niente, o comunque non a quello per cui sono state inventate; sono strumento di mistificazione, illusionismo verbale.
La nostra vita è scandita da concetti senza significato, noi ve lo troviamo solo perché gli abbiamo dato un nome, che li incornicia e li sostanzia. Con le parole facciamo continuamente riferimento a cose che non esistono, ma non abbiamo parole, quasi mai, per indicare ciò che esiste solo per noi.
Il senso di noi stessi è muto.
5 novembre
Ogni volta che capita, l'Italia si stupisce come di fronte ad un'inaspettata novità. E invece favori e favoritismi sono la regola per in nostri politici (e non solo per loro, in verità), anche nelle disgrazie c'è sempre qualcuno pronto a tendere la mano a chi, rispetto ad altri nelle medesime circostanze, ne avrebbe meno bisogno. Il più forte è tale anche nelle situazioni di debolezza.
Semmai è cambiato il modo di reagire alle critiche da parte dei diretti interessati: se un tempo si tendeva a minimizzare, a fingere, ad abbozzare persino un simulacro di pentimento, oggi la reazione è di sfida, di orgogliosa rivendicazione di nobili motivazioni all'origine di atti semplicemente squallidi nel loro tutt'altro che disinteressato opportunismo.
Ma si sa, se è difficile convincere le persone, è facile convincere la gente.
31 ottobre
Femminicidi: secondo i dati del Viminale, il trenta per cento circa delle vittime di omicidio sono donne.
C'è ancora molto da fare per colmare quel discriminatorio venti per cento e giungere finalmente ad un piena parità.
23 ottobre
Sui gay: "Chi sono io per giudicare un gay?"
A proposito dei non credenti: "L'importante, per un ateo, è seguire la propria coscienza."
Nei confronti dei detenuti "Facile prendersela coi pesci piccoli."
Scusi, Santità, ma a forza di non scontentare nessuno c'è il rischio di diventare dei paciosi conformisti, più che dei ferventi innovatori, come molti La dipingono.
Chi sono io per citare a Lei il Vangelo, d'accordo, ma non è stato Gesù ad affermare "Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra: sono venuto a portare non pace, ma spada!" (Matteo 10,34)?
Perciò, Santità, dia retta a me: lasci perdere le pagine culturali di Repubblica e torni a meditare più spesso sul breviario. A volte le verità più rivoluzionarie ce le abbiamo sotto gli occhi e non ce ne accorgiamo.
20 ottobre
C'è stato un accanimento da parte della gente nei confronti di nostro padre, hanno detto i figli di Erich Priebke.
Certo che la gente è proprio strana, a volte.
12 ottobre
Di qui a due anni le parole d'ordine saranno «allarme sicurezza», «tolleranza zero», «giro di vite». Per arrivare a questo risultato, coloro che le pronunceranno, cioè i nostri parlamentari, stanno già lavorando alacremente, tra progetti di amnistie, indulti, depenalizzazioni varie, e un buonismo generalizzato che di colpo ha fatto schizzare in alto il livello di glicemia morale del paese, con ripercussioni a lungo termine che è facile immaginare deleterie.
Ma va sempre così, si passa da un eccesso all'altro, da un'emergenza all'emergenza opposta, ci si precipita a chiudere la stalla dopo che i buoi sono scappati e poi ci si ostina a tenerla chiusa se per caso quelli decidono di rientrare, complice anche un sistema d'informazione aduso piuttosto a fare campagne di stampa orientate a seconda delle convenienze, a seconda di come tira il vento.
A rileggere i giornali di qualche tempo fa ci si imbatte in considerazioni che fanno a pugni con quelle che ora vanno per la maggiore, ma le firme, sotto, saranno quasi sempre le stesse.
Smentire è potere, smentirsi è arte della sopravvivenza.
5 ottobre
La retorica uccide più degli scafisti.
28 settembre
Viviamo in un paese in cui tutto si fa perché possa poi essere rimesso in discussione e niente si fa perché non se ne è discusso abbastanza; dove la stampa cosiddetta libera, senza alcun imbarazzo, continua ad assecondare, prendendole sul serio - a soppesare, a contemplare, a chiosare, a rifletterci sopra lungamente, ad arrovellarcisi pervicacemente - le tesi più strampalate con cui una banda di arricchiti si agita a difendere l'indifendibile; dove quella stessa banda di arricchiti pretende (e ci riesce, ci riesce... ) di ipnotizzare l'opinione pubblica facendole credere, di fatto, che i problemi da cui è largamente afflitta sono nulla in confronto alle esigenze di impunità del proprio boss caduto in disgrazia.
Vorrei dire che siamo un paese di emme, ma una recente sentenza della Cassazione me lo impedisce. C'è un evidente accanimento giudiziario nei miei confronti.
21 settembre
Meritocrazia è l'equivalente in campo sociale del principio della selezione naturale.
14 settembre
In questo tempo esausto, semisvenuto; in questa inarrestabile rincorsa all'indietro; in questa idolatria dell'inconsistente, unica e consistente rappresentazione del presente; in questo fiume marcio di ovvietà, vacuità, leziosità; in questo clima carico di sorprese prevedibili e novità già stantie; in questo perenne galleggiare nell'ombra, a corpo morto, alla deriva; in questo marasma di affermazioni scontate, ma senza sconti per l'intelligenza dei più; in queste opprimenti prove di forza tra deboli menti; in questo traboccante marasma di parole, di parole, di parole, viene da pensare: se tutti tacessero nello stesso momento, in quell'immane silenzio quanto di vero, finalmente, ascolteremmo?
7 settembre
Siamo in equilibrio su una corda tesa tra due grattacieli. E tra un po' è anche l'11 settembre...
29 agosto
Abolita l'Imu.
In Italia con le tasse funziona così: eliminarne una per introdurne cento.
23 agosto
In passato è accaduto, in certi quartieri ad alto tasso di criminalità organizzata di certe città del sud, che, in occasione delle retate della Polizia, la gente si sia schierata dalla parte dei pregiudicati e contro le forze dell'ordine, arrivando, i più facinorosi, addirittura ad intralciare l'attività di queste ultime.
Oggi l'Italia intera somiglia a uno di quei quartieri, con una fazione scompostamente impegnata a difendere a oltranza il boss in manette e una maggioranza più o meno omertosa che fa il pesce in barile, incapace di schierarsi apertamente di qua o di là.
Persino certi slogan riecheggiano sinistramente simili: "si sono accaniti contro un innocente, che ha fatto solo del bene alla comunità...".
Italia, provincia di Scampia.
15 agosto
C'è relax e relax.
Non mi va di fare niente è indolenza, mi va di non fare niente è una scelta.
7 agosto
A tutti quelli che vanno in vacanza come se fosse un lavoro; a tutti quelli che sono sempre in vacanza perché non hanno un lavoro; a tutti quelli che si chiedono cosa cazzo c'entri l'afa con la sublime magnificenza del Creato; a tutti quelli che hanno smesso di guardare la tv perché non ne possono più delle dichiarazioni dell'onorevole Biancofiore; a tutti quelli che si sentono rappresentati da questi politici come la Carmelitane Scalze da Cicciolina; a tutti quelli che malgrado tutto continuano ad emozionarsi per una canzone di De Gregori, per una poesia di Garcia Lorca, per un sorriso inaspettato; a tutti quelli che si sentono ospiti indesiderati in un mondo così poco desiderabile; a tutti quelli come me e diversi da me che si ritrovano a riflettere in una calda sera d'estate, auguro di alzare lo sguardo e cercare la stella giusta, se ce ne sono ancora, a cui affidare un sogno. Se ne abbiamo ancora.
2 agosto
- Ha sentito?
- Cosa?
- Alla fine è stato condannato.
- Ah, sta parlando del fatto del giorno... e chi non l'ha sentita quella notizia?
- Dopo tutto questo tempo...
- Anni e anni di indagini per riuscire ad incastrarlo.
- Comunque c'è un lato ironico in questa sentenza.
- Quale?
- Be', se ci pensa, uno come lui, che ne ha fatte di tutti i colori, alla fine viene condannato per una questione di tasse.
- In effetti... una roba da colletti bianchi, da piccoli travet con poca fantasia.
- Anzi, credo che sotto sotto questa sia la cosa che gli bruci di più: rischiare di passare alla storia come un banale evasore fiscale. Dopo tutto quello che ha combinato!
- E poi magari, chissà, va a finire che in questo caso davvero è innocente, come va ripetendo. Sarebbe veramente paradossale, non crede?
- Altroché.
- Tutto è possibile, quando si ha a che fare con un tipo come lui. Però c'è almeno una certezza, in questa sporca vicenda.
- Vale a dire?
- Ora che Al Capone è stato condannato, la nostra cara vecchia Chicago non sarà più la stessa.
- E già, la fine di un'epoca. Forse.
27 luglio
Se è tutto già scritto, io sono perseguitato dai refusi.
20 luglio
Le ricette di Sora Letta: pasticcio all'italiana in salsa kazaka
Ingredienti:
una moglie di dissidente kazako;
una figlia di dissidente kazako;
un ministro dell'interno italiano;
un presidente del consiglio italiano;
fregnacce a volontà;
una manciata di funzionari ministeriali;
una spruzzata di rammarico purché apparentemente sincero.
Preparazione:
dopo aver (mal)trattato per bene la moglie e la figlia di dissidente kazako, le si inforni direttamente in bocca al dittatore; in attesa che la faccenda lieviti, si tenga lontano dal piano cottura il ministro dell'interno italiano, affinché non si impregni dello spiacevole aroma di responsabilità che in questa fase inevitabilmente si sprigiona.
Al momento del voto, introdurre il ministro dell'interno italiano condendo il suo discorso con le fregnacce, che avremo accuratamente preparato la sera precedente, e con una manciata di funzionari ministeriali che assorbiranno ogni residuo di responsabilità dal nostro composto.
Aggiungere infine il presidente del consiglio italiano, amalgamando il tutto con una spruzzata di rammarico, purché apparentemente sincero e purché non si superino le dosi consigliate, onde evitare lo sgradevole retrogusto da coda di paglia.
Servire all'opinione pubblica negli ampi vassoi stile "Faccia di bronzo", tipici della nostra migliore tradizione culinaria.
Buon appetito.
15 luglio
Dice la presidente della Camera Boldrini che "in tv solo il 2% delle donne parla, le altre sono mute e per lo più svestite."
Provo a fare un rapido elenco delle conduttrici televisive che, sulle reti pubbliche e private, presentano programmi (spesso ignobili, ma questo è un altro discorso) di intrattenimento o di approfondimento giornalistico: Milena Gabanelli, Barbara D'Urso, Mara Venier, Rita Dalla Chiesa, Lorella Cuccarini, Lucia Annunziata, Ilaria D'Amico, Serena Dandini, Maria De Filippi, Federica Panicucci, Alessia Marcuzzi, Ilary Blasi, Michelle Hunziker, Simona Ventura, Licia Colò, Daria Bignardi, Federica Sciarelli, Antonella Clerici, Cristina e Benedetta Parodi, Silvia Toffanin, Victoria Cabello, Lilli Gruber. A costoro - e di sicuro ne ho dimenticate altre - bisogna aggiungere le giornaliste dei tg (direttrici, anchorwomen, inviate) e le opinioniste che a vario titolo sono - un giorno sì e l'altro pure - ospiti dei salotti televisivi.
Le suddette signore hanno tutte il dono della parola e sono per lo più vestite.
Ma, sia ben chiaro, il problema non sono certo le donne che parlano in tv. Il problema è quando parla la signora Boldrini.
10 luglio
- Scusi, capotreno?
- Sì?
- A che ora è previsto l'arrivo?
- Alle quindici, in perfetto orario.
- Sta scherzando?
- Nient'affatto. Anzi, dovremmo arrivare con leggero anticipo.
- Ma... ma se arriviamo in orario, non posso chiedere il rimborso del biglietto.
- Ovviamente no, signore.
- Ma questo è uno scandalo! Uno scempio!
- Scusi, non...
- In questo paese i treni arrivano sempre in ritardo, ritardi scandalosi, stratosferici, e guarda caso nel momento in cui decido di prendere un treno io, questo arriva puntuale. Secondo lei è una coincidenza? Secondo me no. Glielo dico io cos'è: una congiura contro di me.
- Ma scusi, non è anche suo interesse arrivare in orario?
- Mio interesse? Mio interesse è far quadrare i conti, e se non posso chiedere il rimborso del biglietto previsto in caso di ritardo, i miei conti non tornano. Vergogna!
- Ma sa che lei è proprio un bel tipo?
- Come si permette? Ora chiamo i miei amici e organizzo una manifestazione di protesta alla stazione.
- Protesta per cosa?
- Per l'inaudita puntualità di questo treno.
- Una vera assurdità...
- Può ben dirlo!
- No, intendevo: è una vera assurdità protestare perché il treno arriva in orario.
- Ma bravo, faccia la sua parte fino in fondo. Tutti contro di me, è una persecuzione.
- Questa, poi!
- Adesso sa che faccio? Tiro il freno di emergenza, così il ritardo è assicurato...
- No, ma che fa, è impazzito? Se tira il freno la denuncio!
- Ah, volevo ben dire: volete farmi fuori per via giudiziaria, lei e suoi colleghi, con i vostri stramaledetti berretti rossi.
- Noi facciamo solo il nostro lavoro.
- Ah, bel lavoro davvero, far arrivare i treni in orario... ma chi vi credete di essere, la Corte di Cassazione?
- E lei chi si crede di essere, Silvio Berlusconi?
4 luglio
Praticamente ad ogni cambio di governo ci tocca vedere (e subire) una rabberciata quanto parzialissima riforma nel campo della giustizia, specie quella civile. Sempre nel segno e nel sogno dichiarato di una sua migliore amministrazione, di fatto con il risultato di peggiorare le cose.
L'unica vera riforma della giustizia consisterebbe in un aumento delle risorse da destinare a questo comparto, in modo da renderlo degno di un paese civile, ma i nostri brillanti legislatori la pensano diversamente, e la costante che li anima è quella di allontanare quanto più possibile i cittadini dall'idea stessa di ricorrere a un giudice per vedere riconosciuti i propri diritti, così se il problema non si può risolvere perlomeno lo si aggira. Anelano ad una giustizia elitaria, eterea e irraggiungibile come le nuvole che circondano la vetta dell'Everest, la tratteggiano sempre più come un mito inafferrabile che si concretizza solo per i più facoltosi ed intraprendenti.
In questa prospettiva si comprende il progressivo aumento delle tasse da sborsare per iniziare una causa, anche di modesto valore, la cocciuta ostinazione con cui si vuole a tutti costi imporre quell'emerita boiata della mediazione civile obbligatoria, in modo che gli italiani siano praticamente l'unico popolo al mondo che prima di approdare al proprio giudice naturale debba necessariamente passare attraverso le forche caudine di un ulteriore procedimento tanto inutile quanto costoso.
Ma in questa prospettiva, nella prospettiva di allontanare anche fisicamente i tribunali dalla gente, si comprende la riorganizzazione della geografia giudiziaria, che ha tagliato tribunali, sezioni distaccate, perfino gli uffici dei giudici di pace, in modo da rendere oltremodo faticoso, dispendioso e in definitiva poco conveniente il "chiedere giustizia".
D'altra parte, perché mai un'organizzazione criminale di stampo politico dovrebbe avere interesse a far funzionare la macchina della giustizia?
Viviamo in un paese in cui meritocrazia significa allinearsi quanto più incondizionatamente al pensiero dominante, dove chi riesce a pensare ancora con la propria testa viene additato come pazzo, eversore, pagliaccio, traditore.
In cui la verità, anche quella a cui si perviene per via giudiziaria, è un compromesso e va gestita, non affermata.
Viviamo in un perenne film dell'orrore, e lo chiamiamo commedia all'italiana.
27 giugno
Il 27 giugno è per me il ricordo di un crocevia a cui s'imbocca la strada sbagliata, la scelta di un momento che diverrà memento, l'errore di valutazione rapido e minuscolo come il battito d'ali di un colibrì che innesca un moto perpetuo da cui è impossibile tirarsi fuori.
È l'ultimo giro di giostra quando già pensavi di andare via, è un passaggio a uno sconosciuto o da uno sconosciuto che sa fin troppo di te, e se ti guardi allo specchio ti pare di vederlo al posto tuo che se la ride per averti taciuto tutto quello che avrebbe potuto evitarti quel passo falso.
È un istante che cambia la vita, ed è quasi divertente pensare che è bastato un istante, uno soltanto, a sgretolare giorni e giorni che erano stati e che avrebbero potuto essere, come una crepa infinitesimale in un muro che pareva incrollabile.
Perché siamo viandanti senza meta anche quando ci atteniamo alla strada segnata, siamo marinai che conoscono il mare ma ignorano cosa li attende sulla terraferma.
Perché ho chiesto e non mi è stato dato, perché ho chiesto e mi è stato dato tutto il contrario di ciò che mi occorreva.
Perché mi è successo di smarrire il libretto d'istruzioni proprio quando ne avevo bisogno.
Perché cercavo un faro nella notte, ma non c'era.
22 giugno
Ho tutto ciò che una donna cerca in un uomo, solo che è nascosto benissimo.
15 giugno
Il "governo di servizio" - ma non dovrebbero essere tutti i governi al servizio del Paese? In effetti ci era sorto qualche dubbio che non fosse esattamente così... - sta per varare il decreto del "fare".
Fare bene o male? Il punto semmai è questo, ma non importa, perché noi italiani siamo campioni del mondo del fare a parole, e di sicuro stiamo per vincere un'altra volta.
Intanto quelli che fanno (appunto) sul serio, come le organizzazioni criminali, incrementano quotidianamente i loro profitti, muovendosi - ça va sans dire - nel più assoluto riserbo.
Fare senza dire. Tutta un'altra professionalità.
7 giugno
L'amore è cieco, la fortuna è cieca...
Io ho il sospetto che siano dei falsi invalidi.
2 giugno
La primavera quest'anno tarda ad arrivare, dice una vecchia (e bellissima) canzone di Franco Battiato.
Povera patria: i tempi cambiano, cambiano le motivazioni, i riferimenti, ma quel titolo rimane ancora sinistramente attuale.
Anche perché, in realtà, cambia ben poco, i mali di questo paese sono sempre gli stessi, immutabili come i riti di un'antica religione. Si concretizzano con effetti diversi, si manifestano con inedite rappresentazioni del grottesco, con varianti inaspettate del peggio a cui siamo abituati, ma i fantasmi che si muovono sulla scena, che condizionano qualsiasi possibilità di cambiamento, sono entità oscure eppure riconoscibilissime che abbiamo ormai imparato a memoria.
Perché sono parte di noi, siamo noi stessi.
25 maggio
Il bene che fai prima o poi torna indietro. Peccato che nel frattempo, il più delle volte, hai già cambiato indirizzo.
19 maggio
Gli squilibri della falsa modernità, e del progresso dei pochi, sovvertono vecchi miti, attualizzano in negativo gesti che un tempo eccitavano gli animi di poeti e scrittori. Se una volta il suicidio era un atto romantico, a suo modo eroico, e più che vulnerabilità le sue motivazioni comunicavano in genere un senso di tale integrità morale o di sentimenti da destare ammirazione (e persino, in qualche caso, spirito di emulazione), i suicidi nelle cronache della crisi economica restituiscono solo il disperato bisogno di una via di fuga, di un'irrecuperabile disperazione senza orpelli e senza alcuna ricaduta etica (l'ayatollah laico Scalfari se ne dice disgustato perché vi scorge nient'altro che un atto di esibizionismo. Ma lui è morto da tempo, affogato nelle sue certezze molto poco laiche, solo che nessuno ha avuto ancora il coraggio di avvertrlo).
Si piangono morti che non hanno avuto scelta. Nemmeno quella - pur suicidandosi - di farla finita.
12 maggio
Certe volte è come restare intrappolati in macchina durante un temporale improvviso. L'acqua scroscia intorno come dentro un car-wash, martella la tettoia, fa appannare i finestrini. Vorresti scendere ma non hai l'ombrello, e anche se l'avessi servirebbe a poco. Sei costretto ad aspettare che passi.
Accendi la radio e qualcuno sta cantando una canzonetta allegra di tanti anni fa che parla di terre lontane, di spiagge assolate, di voglia di libertà. Ogni tanto il cielo è rischiarato da un lampo, il tuono che lo segue sembra esplodere proprio sopra di te. E malgrado tutto fa caldo.
Quella canzonetta allegra è arrivata quasi alla fine, ed anche la pioggia finirà.
Certe volte è come restare intrappolati in macchina durante un temporale improvviso, a canticchiare una canzonetta allegra di tanti anni fa e che stia per finire un po' ti dispiace.
6 maggio
Andreotti avrebbe detto: è morto Andreotti, pace all'animaccia sua.
foto: Repubblica
5 maggio
In certe fotografie sembro bello. Non mi rendono ingiustizia.
29 aprile
La vecchia politica si ricompatta intorno a Giorgio Napolitano, presidente manutentore e santo patrono contro l'odioso drago dell'antipolitica; i nuovi ministri della neorepubblica semipresidenziale vanno al giuramento a piedi o con le proprie auto (ma guarda un po', e fino a ieri?) tanto per dare un contentino agli ingenui, e mi fanno venire in mente i dipendenti della MegaDitta che nei film di Fantozzi, pur di accattivarsi le simpatie del direttore di turno e scongiurare il licenziamento, erano disposti ad assecondarlo in tutte le sue manie, e via a fingersi cicloamatori consumati o cinefili persi, a seconda delle convenienze. A tradirli, quelli come questi, certi sguardi alla "che tocca fa pe' campa... speriamo che passi presto'".
Quanto al nuovo premier Supergiovane (ma che a trent'anni aveva già maturato una democristiana esperienza in fatto di spartizioni di poltrone e applicazione pratica del manuale Cencelli), è sembrato il meno credibile di tutti come controfigura del protagonista: pensava di essere in Via col vento e invece si è ritrovato tra gli spari di uno spaghetti-western.
L'Italia annega, ma gli stronzi, si sa, galleggiano.
24 aprile
Enrico Letta: l'incontenibile carisma di una Vice-Nullità.
19 aprile
Non ha senso chiederci dove andremo a finire.
Ci siamo già.
12 aprile
Si organizza una manifestazione contro la povertà dal significato tutt'altro che intellegibile nella sua ovvietà, allo stesso modo in cui si sono tartassati gli italiani con un pacchetto di provvedimenti chiamato Salva-Italia.
Certi funambulismi, certe contorsioni linguistiche ai limiti della presa per il culo contano eccome, fanno capire dove si vuole andare a parare veramente, se si vogliono affrontare i problemi o girarci intorno, o rimescolare le carte a tal punto che si escogitano sagge soluzioni volte alla scopo di complicare inutilmente le cose e distogliere l'attenzione da quelle che contano.
Questo è un mondo in cui un aggettivo ti definisce ma non è detto che ti appartenga, però intanto te lo tieni appiccicato addosso come un parassita, oppure te lo meriteresti ma se qualcuno ti ci rappresenta rischia una denuncia o, peggio, di non essere capito; le parole sono ormai come le banconote, hanno un valore simbolico che trascende quello effettivo, vanno spese al momento opportuno ma non necessariamente comprese o condivise.
La verità è enigmistica, più che enigmatica.
3 aprile
Quarantanove anni in coda al casello (e mi sa che ho pure sbagliato l'uscita).
29 marzo
Io li chiamo eremiti urbani.
Sono quelli che stanno nel mondo ma ne vivono di fatto isolati, isolati in un microuniverso che non contempla la possibilità di conoscere cosa gli gira intorno.
In questa curiosa categoria umana, i nostri politici, vecchi e nuovi, raggiungono vette ineguagliabili: se gli chiedi dov'è Kabul, ti rispondono in Iraq, e il dittatore siriano Assad per loro è il presidente del Libano.
Ora, qui non si tratta di cultura (che sarebbe pretendere davvero troppo da certi personaggi), ma di semplice informazione, di quella capacità naturale e perfino inconsapevole, per la maggior parte degli esseri umani, di essere aggiornati su quel che accade nel mondo, di essere a conoscenza, almeno a livello elementare, di come e da chi è fatto il mondo.
E sì che viviamo in un epoca in cui di informazioni siamo bombardati continuamente. Anche non volendo, si finisce per essere costantemente raggiunti da un numero imprecisato e multimediale di notizie, opinioni, commenti.
Gli eremiti urbani, invece, sono capaci di eludere tutto questo, apparentemente senza il minimo sforzo. E chissà se un giorno la scienza sarà in grado di spiegarci con quali incredibili capacità ci riescono. Loro, in ogni caso, non lo verranno mai a sapere.
23 marzo
Cos'è peggio di una notte infinita? Un tramonto infinito.
(Viva l'Italia).
19 marzo
Ci sono padri eroi (spesso loro malgrado), padri costruttori di grandi fortune (spesso con scarso merito o addirittura grande demerito), padri ingombranti, padri venerabili, padri inconsapevoli, padri assenti, padri incoerenti, padri integerrimi, padri solo sulla carta, padri cancellati con un pezzo di carta.
E poi ci sono i padri. Quelli senza aggettivi. I padri destinati comunque a dare un esempio - i padri danno il buon esempio anche con il cattivo esempio, se i figli sono intelligenti - perché quella è la loro funzione, il loro ruolo archetipico.
Mio padre mi ha lasciato soprattutto il languore istruttivo di chi ha saputo accontentarsi facendo dell'amore per gli altri l'unico scudo possibile contro l'egoismo della vita, dell'amore per l'arte quello contro l'indispensabile monotonia della vita.
I padri, quelli senza aggettivi, talvolta ti portano a fare viaggi lontanissimi senza uscire di casa. Quando se ne vanno per sempre, te li immagini ancora laggiù, che ti aspettano.
13 marzo
Il nuovo Papa, il nuovo presidente della Camera, il nuovo presidente del Senato, il nuovo presidente del Consiglio, il nuovo presidente della Repubblica...
Siamo in ansiosa attesa di conoscere nomi di cui sostanzialmente non ci frega un cazzo.
Personalmente sarei molto più interessato a sapere il nome di colui, o colei, che su un muro ha scritto con lo spray: "Invece di quello che meritavamo abbiamo avuto tutto quello che non meritavamo".
Un vero poeta generazionale - maledetto e sconsolato - dei nostri tempi.
5 marzo
Beati gli ultimi perché saranno penultimi (c'è crisi).
27 febbraio
C'è almeno una metà degli italiani - sommando i voti al M5S e gli astenuti - che il porcile dei partiti tradizionali proprio non lo vuole frequentare più. E questa è una notizia mica da poco. Forse davvero qualcosa comincia a muoversi "in 'sto paese qua", il potere contrattuale dei professionisti della politica si affievolisce, l'arma del ricatto semimafioso dei sempre pronti a dispiegare le loro ali protettrici in cambio di voti comincia a perdere colpi.
E che queste elezioni siano state una mezza rivoluzione è dimostrato anche dal fatto che il giorno dopo, come per opera di uno strano sortilegio, molte facce che ci era toccato sopportare per troppo tempo sono scomparse, evaporate d'improvviso in quell'illiuminarsi d'immenso (per noi) di dati sorprendenti e sconcertanti (per loro). Non parlo solo dei trombati eccellenti, parlo anche e soprattutto di coloro che si sono improvvisamente rimpiccioliti, ridotti a nani da giardino quando fino al giorno prima giganteggiavano e pontificavano dalle tv e dai giornali. Prendiamo Monti, il Dottor Stranamore delle imposte dirette e indirette, dalle cui labbra tutti pendevano fino a ventiquattr'ore prima, e poi, nella conferenza stampa in cui si compiaceva convinto dell'inutile risultato racimolato dalla sua lista, è apparso di colpo un vecchio nonno un po' rimbambito a cui i nipoti non hanno spiegato bene come si gioca al gioco delle elezioni apposta per ridergli dietro. Oppure certi dirigenti del PD che hanno preferito darsi malati piuttosto che rispondere a domande che sarebbero diventate improvvisamente imbarazzanti: fantasmi catodici, ectoplasmi dalla retorica stantia e ormai impotente (perché a perdere non si impara mai per davvero).
Godiamoci il momento, ché "in 'sto paese qua" non si sa mai come va a finire.
21 febbraio
Sono tutti pronti a fare la guerra a loro stessi. I candidati dei partiti tradizionali, stesse facce di culo di sempre, stesse parole d'ordine tirate fuori dal cassetto dove stavano a impolverare dopo la campagna elettorale precedente, stessa incredibile capacità di servire il minestrone di banalità e scontati propositi che in passato, peraltro, hanno puntualmente disatteso. Chissà con chi ce l'hanno i consiglieri regionali del Lazio uscenti e rientranti, tanto per fare un esempio, quando parlano di trasparenza, quando invocano senso di responsabilità ed autentico disinteresse nella gestione della cosa pubblica, quando si azzardano perfino a prevedere tagli alle spese della politica, agli sprechi vergognosi di denaro dei contribuenti finito ex lege nei loro portafogli e di cui, come se niente fosse, si «rammaricano».
Tutti in guerra contro loro stessi, contro ciò che rappresentano, e nessuno degli scribacchini complici che stanno lì a intervistarli servizievolmente a cui scappi almeno da ridere.
12 febbraio
Dunque il Papa si dimette. Come un qualunque ministro, o presidente della Repubblica, o manager di una ASL. E tutti a compiacersi di questo gesto di coraggio, di questo inaspettato segno di modernità della Chiesa.
Ma se il Papa si dimette, e magari si ritira a scrivere un libro di memorie come fanno i presidenti americani al termine del loro mandato, se avremo un Papa "uscente" (in carica per il solo disbrigo degli affari correnti?) in attesa che venga eletto il suo successore, se questa distinzione netta e definitiva tra l'uomo e la sua funzione si afferma, l'essenza stessa della Chiesa non si riduce - in nome di questa supposta modernità - a laica questione di Stato? Non va a farsi benedire - ma sì - quell'alone di sacralità che da sempre ha circondato la figura del Pontefice (il vicario di Cristo e il successore di Pietro, mica il portavoce di Bersani)?
Magari al prossimo conclave avremo pure le primarie, tanto per fare subito chiarezza e per smentire il detto che chi ne entra Papa ne esce cardinale.
foto: Corriere della sera
10 febbraio
Certe volte il rapporto che ci lega a qualcuno si fa più intenso, irresistibile, quando, per un motivo o per un altro, finisce. Non si tratta di mero rimpianto, della forza un po' perversa che hanno le cose perse di rivelarsi solo adesso più importanti di quanto mai avessimo immaginato, è piuttosto l'incapacità di adattarsi ad un'assenza che genera la prosecuzione sotto altre forme di un sentimento o di un'emozione o di una simbiosi intellettuale.
Si riprende in mano il libro appena riposto e si scopre che tra le pagine che credevamo di conoscere a memoria si celano sottintesi che non avevamo afferrato, riferimenti che ci erano sfuggiti. O almeno così ci piace pensare. Che poi sia tutto vero o invece frutto della nostra immaginazione, ha poca importanza, perché ognuno di noi è sempre e comunque per metà reale e per metà esito dell'altrui percezione. Siamo allo stesso tempo personaggi e interpreti, spettatori e teatranti.
2 febbraio
È avvilente ma non sorprendente che la politica estera sia del tutto assente dal dibattito (hi hi hi!) della campagna elettorale, gli invertebrati aspiranti statisti che si apprestano a continuare l'opera di far arretrare sempre di più questo paese verso il terzo mondo non sanno nemmeno cosa sia il mondo, al più lo spiano dal buco della serratura della loro gretta mentalità di piccoli ragionieri, lo riducono a un fatto contabile di dare-avere, limitati come sono dalla loro visione da mercanti di cammelli, abbacinati dall'agognata prospettiva di strette di mano e sorrisi complici con i veri potenti della Terra, accennano a vanvera, di tanto in tanto, ad alleanze da consolidare o, sul fronte opposto, a ritiri immediati dei nostri soldati dalle missioni di guerra senza mai entrare veramente nel merito delle questioni, perché in realtà le ignorano volutamente, ci sono, si sa, cose ben più importanti e remunerative su cui impegnarsi.
I professionisti della politica, questi miserabili dilettanti della Politica.
26 gennaio
La furbizia è l'anticamera dell'immoralità.
17 gennaio
Ricomincia la campagna elettorale ed ecco che si ripresenta il miracolo, puntuale come quello di San Gennaro: i vituperati politici, quelli a cui gli italiani fino al giorno prima avrebbero volentieri dato fuoco nella pubblica piazza, ridiventano divi della tv, si accomodano su poltrone di salotti compiacenti e pontificano saccenti su come salvare la Patria che hanno contribuito a vario titolo a portare allo sfacelo.
E il pubblico-elettore, come se nulla fosse, assiste estasiato e sinceramente interessato, pende dalle labbra di questi delinquenti abituali, vecchi e meno vecchi, adusi a ripetere sempre le solite parole d'ordine, i soliti slogan, le solite battute, come attempati truffatori che ormai conoscono a memoria tutti i passaggi del raggiro, tutte le possibili varianti della messinscena.
Sembra di stare in quel film in cui il protagonista si svegliava e ripeteva ogni giorno lo stesso giorno, ricominciava da capo a rivivere le stesse situazioni del giorno precedente.
Solo che il protagonista di quel film, almeno, cercava di rompere in qualche modo il sortilegio, di venirne fuori. Qui, invece, sembra di percepire persino un perverso compiacimento nell'infinita coazione a ripetere.
Sarà che a forza di stare chiusi in prigione si finisce per avere paura di uscire? O sarà che carcerati e carcerieri, in fondo, sono più complici di quanto si pensi?
9 gennaio
Certe volte ci si prende cura della propria vita come si farebbe con un piccolo animale domestico, limitandosi all'indispensabile e compiacendosi di vederla accontentarsi di poco, starsene a suo modo felice a fare capriole durante una tranquilla passeggiata in un parco assolato alle due del pomeriggio.
È quanto più la vediamo minuscola e insignificante che possiamo pensarla insensatamente infinita.
2 gennaio
C'è una spiegazione razionale per tutto, ma non per il Tutto.