2003
31 dicembre
Vabbe', facciamolo questo striminzito bilancio di fine anno, ma quest'anno non è mica facile.
Troppi conti ancora in sospeso, troppe incognite che si trascineranno nei prossimi mesi. All'orizzonte s'intravede qualche annuncio di schiarita, ma è ancora presto per capire se spunterà il sole definitivamente o tornerà la pioggia.
È stato un anno di buona musica (italiana), di eventi previsti perfino dagli astrologi (la guerra in Iraq), di qualche sgradevole sorpresa (il caldo allucinante della scorsa estate).
E, per me, un incontro casuale che ancora non so se sia stato una fortuna o sarebbe stato una fortuna se non fosse mai avvenuto.
Incerti auguri.
28 dicembre
L'anno che si avvia a conclusione è stato caratterizzato - come mai forse era accaduto dalla fine del secondo conflitto mondiale - da una seria difficoltà di rapporti tra l'ex superpotenza americana e l'Europa, intendendo per Europa anche e soprattutto alcuni di quei paesi da sempre tradizionali e fidati alleati di Washington.
L'inutile guerra all'Iraq ha determinato tensioni, tra le due sponde dell'Atlantico, che hanno contribuito a consolidare l'idea di un'America ridotta (si fa per dire, naturalmente) al rango di paese qualsiasi, con cui è lecito dissentire profondamente anche su questioni di primissimo piano senza temere anacronistiche accuse (o sensi di colpa) di "lesa maestà".
Curiosamente, l'unico precedente degno di nota, in questo senso, riguarda proprio l'Italia, all'indomani del sequestro dell'Achille Lauro, negli anni ottanta.
Non a caso, a seguito di un episodio certamente marginale (almeno rispetto all'opportunità o meno di fare una guerra), il nostro paese fu, allora, a un passo dalla crisi di governo.
24 dicembre
Se il Natale arriva quando ti sembra che i tuoi sentimenti siano stati appena calpestati, che fai?
Niente, perché hai la coscienza a posto e sai di aver agito per il meglio.
Te ne stai tranquillo con i tuoi pensieri - l'unica cosa di cui davvero non potresti mai fare a meno - e ti convinci che questa festa, se festa è, è anche per quelli come te, perennemente in cerca di quel punto invisibile nel buio che pochi sanno riconoscere ed apprezzare, ed in cui molti s'imbattono per caso e che finiscono per insozzare.
E quest'idea ti è di dolente conforto, dolce e crudele come una carezza solo accennata.
Chiusa parentesi.
14 dicembre
Appunti di Storia per immagini: un anziano barbone dall'aria sfatta e rassegnata compare in milioni di televisori a riporre definitivamente nell'archivio della memoria ben altre apparizioni di se stesso forte e baldanzoso.
In Iraq gli americani hanno catturato Saddam Hussein, la guerra "è un po' più finita", il futuro resta vago ed inquietante.
foto: Repubblica
4 dicembre
Avrei voluto avere a disposizione più tempo e più fogli bianchi da riempire; più risate e più slanci, più sguardi da interpretare; avrei voluto più opportunità per capirti e per capirmi; più strade da percorrere non necessariamente insieme, ma con il medesimo intento.
Invece ecco la mannaia della razionalità abbattersi inesorabile sulle povere anime, recidere di netto quel che restava (se restava) dei sentimenti; come un ordigno dal meccanismo irreversibile, una volta innescato, spezzare le ossa a qualsiasi tentativo di evoluzione, frantumandole.
Senza altre spiegazioni che il silenzio.
27 novembre
Questa è l'epoca dello zucchero di canna, delle cose vecchie con nomi nuovi, è l'epoca dell'indolenza intellettuale che copre gli ultimi spazi vacanti, delle troie per noia, degli indovini senza più domande, della "zona Cesarini" elevata a perenne giustificazione di regime.
Continuiamo a vivere un'atmosfera da fine millennio, anche di quello che è appena agli inizi.
18 novembre
Come era facile prevedere, la guerra in Iraq prosegue, anche dopo la fine ufficiale delle ostilità, in forma di attacchi terroristici che sembrano addirittura crescere d'intensità col passare del tempo.
Pure l'Italia paga il suo «tributo di sangue»: diciannove morti in un colpo solo, lutto nazionale.
Ma non si capisce bene in nome di che cosa siano morti i nostri soldati a Nassiriya.
Il miglior contributo che possiamo dare alla sacrosanta lotta al terrorismo di matrice islamica - se tale era l'intento della guerra voluta dagli anglo-americani in Iraq - è quello di snidare gli elementi o i gruppi che manifestano perniciosa simpatia, se non collusione, con i professionisti del terrore, e che gravitano attorno a talune moschee (anche) del nostro paese. Senza andare troppo lontano.
foto: Repubblica
6 novembre
Che paese è un paese nel quale ci si indigna (quasi) unanimemente se un giudice, richiesto di pronunciarsi in merito, osa ordinare la rimozione di un simbolo religioso dalle aule delle scuole pubbliche con l'ovvia motivazione che in uno Stato laico i simboli religiosi non dovrebbero essere esposti nei pubblici edifici?
Che paese è un paese nel quale un tribunale condanna ad appena quindici anni di reclusione un datore di lavoro che aveva dato fuoco - uccidendolo - ad un dipendente che si era permesso di chiedergli un migliore trattamento economico, non ritenendo sussistente l'aggravante dei futili motivi?
Che paese è un paese nel quale uno come l'attuale ministro delle riforme istituzionali fa davvero il ministro delle riforme istituzionali?
Ma l'Italia, naturalmente. L'Italia, maledettamente.
29 ottobre
Quando una stagione finisce - non una stagione meteorologica, ma una stagione dell'anima - si porta con sé tutto l'insieme di emblemi, piccoli e grandi, che l'hanno caratterizzata: l'insieme di oggetti, di luoghi vissuti, di parole ricorrenti accomunati ad essa, e che adesso ci appaiono in una luce diversa, minuscole reliquie di un culto impuro e sopraffatto dal tempo.
A volte capita che tutto questo ci costringa ad una lacrima.
20 ottobre
Al mercatino, tra le cose utili e inutili, tra le cose belle e quelle brutte, osservi le facce della gente che vende o che compra, facce da domenica pomeriggio di un giorno grigio e senza ombre.
Ti chiedi se - in qualche modo - siano in vendita anche loro, a quale categoria merceologica appartiene lo scambio reciproco dei piaceri e dei dolori, il baratto dei sentimenti e delle emozioni che sta dietro ad ognuna di quelle esistenze.
È come un film lontano e triste, a volte, guardare la vita da vicino.
9 ottobre
Quanti ricordi mi legano al vecchio indirizzo della mia casetta virtuale!
Oggi ho traslocato e non sono più "ospitato" da un provvidenziale padrone di casa: mi sembra che un percorso sia giunto a compimento, portando a termine un'evoluzione inevitabile.
Mi faccio gli auguri di non finire come il protagonista di quella vignetta che lessi un giorno su "Cuore" («non ho nulla da dire, ma finalmente posso dirlo su Internet»).
2 ottobre
La religione: credere per provare.
22 settembre
Puntuale, la «profezia che si autoadempie» si concretizza perfino nei tempi inconsciamente previsti. Tutto ti sembra un inesorabile dejà vu, ed anche questo fa parte del gioco.
Ci sono cose che il tempo non cambia, diceva - più o meno - una vecchia pubblicità.
Appunto. Ma non solo nel caso di certi generi alimentari.
14 settembre
Ogni volta che hai la sensazione di trovarti di fronte ad una svolta, alla necessità di chiudere anzitempo un libro per aprirne un altro, ti sembra che davvero la tua vita - anche la tua vita - sia una storia con un suo senso compiuto, non necessariamente entusiasmante, ma certo emozionante.
Sentirsi protagonisti di una vicenda che solo alla fine troverà (forse) una spiegazione se non logica quanto meno sentimentale, è l'esperienza più spirituale che le anime senza permesso di soggiorno, come la mia, possono concedersi.
1 settembre
Considerando le temperature iperboliche, posso ben dire di aver trascorso l'estate all'equatore. Senza essermi mosso da casa.
Quando si dice il progresso...
21 agosto
Ecco, appunto, l'ipocrisia.
C'è una categoria di persone che - persino con cipiglio - ti sbattono in faccia la loro (presunta) grande qualità: non sono ipocrite.
Sono le persone più ipocrite del mondo, naturalmente.
Ed hanno una maniera sottile di cuocerti nella loro implacabile doppiezza. Impareggiabili trasformisti, professionisti della blandizie.
Disgustosamente à la page.
10 agosto - diario in aula
C'è in Italia un presunto giurista, avvocato "affermato" più per le petulanti apparizioni in compiacenti trasmissioni televisive che per i risultati ottenuti nelle aule di tribunale. Meriterebbe la più totale indifferenza se non fosse che costui, che è uno dei più accaniti rappresentati dei garantisti "duri e puri" (autentici eversori dell'ordine democratico non meno dei seguaci del terrorismo ante litteram), non si fosse lasciato andare, ultimamente, ad affermazioni truculente - «non capisco come non siano stati ancora arrestati», o giù di lì - nei confronti di alcuni esponenti dell'opposizione parlamentare (il personaggio, nell'Italia del 2003, è ovviamente un deputato della Repubblica, nonché ex sottosegretario) accusati a parole (vale a dire: senza, a tutt'oggi, il benché minimo riscontro probatorio), da un improbabile delatore, di essere coinvolti in un giro di corruzione ad alti livelli.
Non so come finirà quest'ultima vicenda, ma di sicuro il giurista-macchietta continuerà a fare carriera in un paese in cui la coerenza intellettuale è diventata un lusso insopportabile, un disvalore.
5 agosto
...la mia morte al massimo sembrerà
un
ripensamento.
(Charles Bukowski, Va bene così).
24 luglio
Perché poi sono fatto così, indotto a vivisezionare i sentimenti, al punto da perdere di vista la loro natura di emozioni elaborate, per decodificarli come grafemi di altri alfabeti, alla stregua di un traduttore impaziente che freddamente trasformi in significati comprensibili le parole anche a costo di trascurarne o di oscurarne il senso?
Perché mi lascio trascinare dai miei slanci fino a travolgere ciò che la vita mi offre di bello nella vana speranza di averlo per sempre e finendo per perderlo subito ed irrimediabilmente?
Vorrei dare spiegazioni complesse a queste domande, ma so che la vita mi darà risposte semplici, inesorabili. Le uniche a sua (a mia) disposizione.
22 luglio
Incontri per caso una vecchia compagna di liceo, ti fermi a parlare con lei lasciandoti suggestionare dai racconti di una vita apparentemente difficile, aspra. Una vita che era impossibile presagire sui banchi di scuola.
Poi, mano a mano, dietro la maschera d'incoerente vittimismo, riscopri la prosopopea di sempre, la tracotanza patetica di ex bella donna, il malcelato disgusto preconfezionato di una generazione per tutto ciò che non corrisponda allo stereotipo del bello & vincente, sotto qualunque forma - anche la più insospettabile - esso si presenti.
Ti accorgi che è morta dentro, da sempre. Non vuoi morire con lei.
18 luglio
Le "prove" che l'Iraq avesse armi di distruzione di massa pare siano state costruite a tavolino per giustificare la recente aggressione militare da parte degli anglo-americani.
Gli esami alla facoltà di Giurisprudenza, alla "Sapienza" di Roma, pare che fossero, in alcuni casi, oggetto di trattativa tra docenti smaliziati e studenti danarosi.
Pare che un fine intellettuale da qualche tempo in galera (dove trascorre il suo tempo a rilasciare interviste e a scrivere per le riviste che fanno opinione), con l'accusa di omicidio, otterrà la grazia perché, appunto, è un fine intellettuale.
Pare che questo sia il mondo in cui viviamo. Ma non è detto: potrebbe essere anche molto peggio.
9 luglio
Dall'Iran giungono in questi giorni notizie che suscitano l'interesse dell'opinione pubblica internazionale: da un canto, il caso di due gemelle siamesi attaccate per la testa, morte dopo un audace intervento chirurgico che avrebbe dovuto restituirle a una vita normale (quando è il Creatore a fare cazzate, i miracoli si pretendono dagli uomini, e quando non riescono seguono polemiche. Perché non accade mai nel caso opposto?); dall'altro, la rivolta degli studenti che si battono contro un regime teocratico per il quale il medio evo è il massimo della modernità. A Roma, davanti all'ambasciata iraniana, c'è stata una manifestazione a sostegno delle lotte di quegli studenti, organizzata da un giornale coraggioso (Il riformista) ed al cospetto di qualche leader politico altrettanto coraggioso. Tutti gli altri sedicenti progressisti erano al mare.
foto: Ansa
1 luglio
Fa un caldo soffocante, tanto che bisogna ricorrere ai blackout quando l'eccessivo fabbisogno di elettricità - dovuto soprattutto all'uso dei sistemi di climatizzazione - supera la massima fornitura possibile.
Una volta era l'inverno la stagione "difficile" per antonomasia, ormai è l'estate. Anche perché sono sempre in agguato i nubifragi devastanti che completano il quadro da clima tropicale.
D'altronde, perché stupirsi? Siamo o non siamo una Repubblica delle banane?
22 giugno
Le leggi - morali e non - sono convenzioni. E, di conseguenza, i reati. I comportamenti leciti sono convenzioni, e quelli illeciti. Sono convenzioni i canoni estetici, il calcolo del tempo e quello dello spazio, le regole grammaticali, i riti religiosi, gli apprezzamenti storici, i giudizi di valore, i pregiudizi.
Le convenzioni formano le nostre convinzioni. Non dovremmo mai dimenticarci che la maggior parte delle cose in cui crediamo ce le siamo semplicemente imposte.
13 giugno
Mi sembra di essere giunto ad un punto cruciale. Uno di quei momenti nei quali un uomo, quasi senza accorgersene, muta pelle, come i serpenti, e lentamente ritorna bambino per imparare daccapo.
Lasciando che sia la vita a decidere al posto suo. Ma a volte è inevitabile.
4 giugno
Dove vanno a finire gli usa-e-getta di tanti discorsi?
25 maggio
A pochi tavoli dal mio c'è un gruppo di persone che sta festeggiando qualcosa. Una Comunione, forse. Ma molto sommessamente. Li conto, sono giusto dieci. Non una ragazza dalle forme ineludibili, non un uomo dallo sguardo da maniaco. Anche i bambini hanno un aspetto scontato. Ad un certo punto uno si alza e va ad armeggiare con il televisore del ristorante in cerca (aiuto! aiuto!) di una manifestazione sportiva che non può fare a meno di seguire.
La mediocrità è orrore puro.
17 maggio
Siamo la precarietà che ci è concesso di aggirare.
10 maggio
«Meglio di una scopata», si compiace lo striscione issato allo stadio dai tifosi della squadra vincitrice dello scudetto.
«Comandare è meglio che fottere», è il motto che fa tendenza nei salotti dell'Italia che conta.
Sarà...
Io per principio sono contrario a qualsiasi tipo di revisionismo.
4 maggio
Certe esperienze trovano la loro compiuta ragion d'essere solo se si esauriscono in un tempo limitato e circoscritto, e quando restano incastonate nella memoria, solo allora, raggiungono - paradossalmente - la loro autentica realizzazione, ché l'averle vissute era solo un modo, indispensabile, per farne in seguito rimembranza (come il mettersi in posa, magari inconsapevolmente, per una fotografia, funzionale soltanto all'immagine che ne resterà impressa per sempre sulla pellicola).
25 aprile
Emmanuel Todd, lo studioso francese che a metà degli anni Settanta seppe prevedere l'implosione ed il crollo dell'Unione Sovietica, oggi si esprime in questi termini riguardo agli Stati Uniti (da L'Espresso n. 18/2003): «Il problema degli Usa è quello di tutti gli imperi. Quando si rendono conto del loro declino, usano il loro apparato militare per impressionare gli avversari o gli alleati. Lo schema è abbastanza classico. Nella fase ascendente di un impero, si verifica sempre una dinamica economica e culturale che permette la costituzione di un esercito potente. In seguito, quando inizia la fase del riflusso economico e culturale, resta solo la forza militare. E naturalmente è sempre grande la tentazione di servirsene per mascherare la propria debolezza.[...]Tra cinque, dieci anni, il problema dell'impero americano sarà definitivamente risolto e gli Stati Uniti saranno ridiventati un paese come tanti altri, importante certo, ma non più padrone del mondo».
È confortante sapere che siamo almeno in due a pensarla così...
19 aprile
E il miracolo della normalità?
11 aprile
Si somigliano tutte le scene di giubilo e di rabbia a lungo repressa che seguono la fine delle dittature: statue buttate giù, ritratti del dittatore dati alle fiamme, saccheggi negli uffici del potere.
L'Iraq non ha fatto eccezione, e la dissoluzione del regime è l'unica nota positiva di questa guerra dall'esito scontato.
Resta l'irresolutezza del dopo, in quel paese come a livello planetario. L'unica certezza è che di certezze non ve ne sono più.
foto: Corriere della Sera
3 aprile
«Sei sempre tu, malgrado tutto», mi ha sussurrato stamani una mia vecchia conoscenza. Eravamo uno di fronte all'altro, intenti a scrutarci reciprocamente. Ho ripensato a tutte le volte che mi era capitato di incontrarlo ed era successo, come in quel momento, che eravamo rimasti a fissarci intensamente per alcuni, lunghissimi istanti; a come, ogni volta, mi era parso che avesse voluto dirmi qualcosa di più senza averne il coraggio - o forse ero stato io a intuire pensieri inespressi che erano solo il frutto delle mie proiezioni inconsce. Ho pensato alla prima volta che l'avevo visto, tanti anni fa (trentanove, per l'esattezza); a come, col passare del tempo, sia riuscito lentamente a capirlo senza mai conoscerlo fino in fondo.
Poi ho distolto lo sguardo dallo specchio.
24 marzo
In Iraq, gli anglo-americani si trovano a fronteggiare una resistenza inaspettata da parte dell'esercito locale. Il confronto è con dodici anni fa, quando i militari iracheni, più che combattere, si consegnavano in massa al nemico.
C'è una ragione semplice semplice, a mio avviso, che spiega questo mutato atteggiamento: dodici anni fa gli iracheni, per volontà del loro lugubre presidente, avevano invaso un altro paese - il Kuwait -, in soccorso del quale si era formata l'alleanza internazionale capeggiata dagli U.S.A. In altre parole, erano loro gli aggressori (e non so quanti di loro con autentica convinzione), e vennero ricacciati (giustamente) indietro. Oggi le parti si sono rovesciate: sono i militari dell'ex superpotenza i protagonisti di un'aggressione a freddo, foriera di morte e distruzione, ed è naturale - istintivo, direi - che quelli si difendano - difendano se stessi, la loro terra - con molta più determinazione.
Non lo capisce solo chi non lo vuol capire.
22 marzo
La ributtante manifestazione di potenza che gli americani mostrano al mondo, bombardando edifici vuoti al centro della capitale irachena, con accanimento degno di miglior causa, è uno spettacolo che rasenterebbe il ridicolo se non fosse per i suoi risvolti tragici.
Le bombe saranno pure "intelligenti", ma la leadership dell'ex superpotenza ha quoziente bassino.
20 marzo
Stanotte gli americani hanno cominciato la loro guerra privata all'Iraq. L'ex superpotenza ha già perso la faccia davanti a buona parte del resto del mondo (anche di quello che l'ha sempre rispettata e presa ad esempio), e da baluardo della democrazia rischia di finire per essere percepita come un gigante pericoloso, che - incapace ormai di esportare cultura, intesa questa nel senso più ampio - sa imporre soltanto la forza delle sue bombe.
Il futuro è la vecchia Europa, non la nuova America.
foto:Ansa
16 marzo
Sono un sensitivo, ma di quelli che hanno la capacità di presagire solo le cose da nulla. Sono un rabdomante di acque minime, indovino con facilità l'avverarsi di accadimenti trascurabili che non cambieranno la vita di nessuno, tanto meno la mia.
E troppo spesso non so imparare dagli errori che faccio: è impossibile prevedere il passato.
9 marzo
Oggi mi è capitato di pensarti. Ma non è stata, in verità, una cosa casuale: mi sono seduto, ho guardato il cielo (limpido, la scia di un aereo, qualche nuvola innocua oltre l'orizzonte) ed ho lasciato che la mente scivolasse lungo i ricordi come precipitare.
Qualcuno ha scritto che i ricordi sono un modo d'incontrarsi.
25 febbraio
Diciamoci la verità: oggi di attori come Alberto Sordi non ve n'è più bisogno. Siamo circondati da caricature viventi, che occhieggiano dalle tv o pontificano sui giornali, tali da far impallidire il talento di qualsivoglia interprete.
Come certi autorevoli (si fa per dire) esponenti della Lega Nord - movimento politico che andrebbe messo semplicemente fuorilegge e che invece sta al governo - che non trovano di meglio, nel commentare la scomparsa del grande attore romano, che prenderne le distanze rimarcandone le origini capitoline.
Che tristezza.
foto: Repubblica
16 febbraio
Mi pare evidente che la vera ragione che spinge gli Stati Uniti a voler fare guerra all'Iraq sia, più che la mera acquisizione di un bacino petrolifero tra i principali al mondo, di ordine geopolitico: instaurare un governo amico nel cuore del medio-oriente, poter contare su quella che, in prospettiva, diventerebbe una piccola potenza territoriale a due passi da nemici storici come Iran e Siria.
Tutto questo, letto in una chiave freddamente strategica, sarebbe perfino condivisibile. Ma la guerra è un prezzo accettabile per un tale obiettivo?
Più che alla novità della cosiddetta guerra preventiva - che presuppone un pericolo serio ed immediato che si intende scongiurare (e che qui, francamente, non si vede) - direi che ci troviamo di fronte al ritorno della visione, che si sperava superata, della guerra come «prosecuzione della politica con altri mezzi».
Non stupisce, da parte di un ex superpotenza in declino. Ciò che stupisce, invece, è proprio il fatto che nessuno riesca a leggere negli avvenimenti di questi giorni la prova ulteriore che l'impero americano, a dispetto della potenza dei suoi cannoni, è politicamente e culturalmente al crepuscolo.
9 febbraio
In questo freddo inverno, calpesto la neve che non c'è (senza lasciare impronte).
1 febbraio
«Forse li abbiamo persi», annuncia il portavoce della Nasa, mentre la navetta spaziale Columbia, con a bordo sette astronauti, si disintegra al rientro sulla terra.
Uno s'immagina che in casi del genere ci sia il controllo più assoluto quanto meno sulla percezione di ciò che sta accadendo. E invece no: forse li abbiamo persi. Come turisti qualsiasi della domenica.
foto: Repubblica
25 gennaio
Gli irriducibili del comunismo non esitano ad indicare Cuba come un fortunato relitto di quell'utopia perché lì, a differenza che in altri paesi latino-americani, la mortalità infantile è ridotta al minimo. Di dubbio gusto, ma inevitabile, la battuta che tanto poi muoiono di fame da adulti.
L'ex superpotenza americana, dal canto suo, ora s'inventa pretesti per dichiarare guerra a paesi che rappresentano interessi strategici ed economici di primo piano (un po' come facevano i russi ai tempi dell'«espansionismo sovietico», solo che loro, almeno, avevano il pudore di non pretendere la solidarietà internazionale). Anche questo è un segno del declino.
16 gennaio
La maggior parte del mio tempo - diciamo il 70 - 80 % - si risolve in rapporti interpersonali imposti dalle circostanze (di lavoro, massimamente): in altre parole, «faccio cose, vedo gente» per le quali provo, nel migliore dei casi, un sommo disinteresse.
È un destino comune a molti, credo; io stesso rappresento, chissà per quanti, una presenza di cui potrebbero benissimo fare a meno.
Sarebbe utile sapere se ciò contribuisca a renderci più tolleranti nei confronti di coloro per cui non proviamo stima, o il contrario (propenderei per la seconda ipotesi).
10 gennaio
Ah, la dimensione del viaggiatore, del passeggero anonimo chiuso nel suo mondo mentre attraversa il mondo, e lo guarda sfuggirgli intorno con l'attonita incredulità di chi ne ha già visto tanto ma non si accontenta; del passeggero senza responsabilità, senza impegni né peso, sospeso nella sua realtà transitoria, lontano da qualsiasi riferimento, solo un punto in movimento tra milioni di altri, solo un riflesso sul vetro di un finestrino...
3 gennaio
C'è questa quiete un po' svogliata dei giorni che riacquistano lentamente il ritmo dei giorni qualsiasi, un tempo incerto, gli addobbi ancora per lo più al loro posto, i calendari nuovi appesi alle pareti, l'inevitabile errore d'abitudine nell'indicare l'anno corrente nella data in calce a un documento.
Tutto come sempre. La ripetitività sgomenta di quelli che non hanno più sogni nel cassetto.