2001
31 dicembre
Difficile fare un consuntivo di un anno misterioso come questo mio 2001.
È come se tutto fosse stato rimesso in discussione senza cambiare nulla. Come Giovanni Drogo, il protagonista del Deserto dei Tartari di Buzzati, ho vissuto l'attesa, vivendo l'attesa come avvenimento in sé.
Non ho brutti ricordi da buttare fuori dalla finestra, comunque. Nessun senso di simbolica liberazione allo scoccare della mezzanotte.
La sensazione, piuttosto, è che mai come quest'anno l'apparente confine imposto dal calendario non riesca ad assolvere al suo metaforico ruolo.
Mi porto dietro una delle più belle canzoni mai sentite in vita mia (Sempre e per sempre di Francesco De Gregori), l'idea assurda e inevitabile di questo diario, la scoperta della malinconica dolcezza di un paese straniero (ammesso che questo aggettivo abbia un senso laggiù, in fondo al cuore), gli occhi scuri e intelligenti di Stefania, qualche nuovo amico.
È stato anche un anno di date epocali: per il resto del mondo c'è stato l'11 settembre, per me, nel mio minuscolo, c'è stato, nel bene e nel male, l'11 gennaio.
Tanti auguri.
28 dicembre
Anche in questi giorni, come ad ogni fine anno, abbondano, in tv e sui giornali, le previsioni di astrologi, sensitivi, maghi e cazzabuboli vari.
Non solo questi insulsi personaggi - trattati il più delle volte alla stregua di autentici scienziati, di accademici di lungo corso - non hanno subito alcun ridimensionamento, ma addirittura, negli ultimi tempi, sembrano aver trovato platee sempre più attente ed interessate.
È uno dei misteri della nostra società: il progresso avanza, il livello culturale aumenta, ma gli oroscopi non scompaiono dalle pagine delle riviste.
Personalmente sono onorato di non sapere quale sia il mio "ascendente" (né cosa sia esattamente).
Chissà cosa diceva l'oroscopo di Osama Bin Laden l'11 settembre...
A proposito: c'è stato qualcuno, tra quei mirabolanti indovini, che aveva previsto per il 2001 questo avvenimento così drammaticamente straordinario?
Non mi occorre la sfera di cristallo per sapere che la risposta è no.
25 dicembre
Io sono Cane che vive nella città di fango e spazzatura, tra le lamiere e i fiori di plastica, l'asfalto delle nubi e le stelle delle pozzanghere.
Io sono Cane che una notte trovò Gesù bambino nell'immondizia, lo riscaldò nel suo cappotto di sacchi di iuta e col suo fiato da avvinazzato, lo portò al riparo di un ospedale e poi, come fosse stata colpa sua o di chiunque altro, scappò via.
Io sono Cane che per caso s'imbatté nella sua redenzione e per orgoglio ne scrisse sul muro questa poesia.
15 dicembre
Ci sono persone che lavorano da matti perché riescono ad amare solo il loro lavoro. Ci sono persone che hanno la fortuna di non avere sentimenti (è una fortuna?) ed altre che hanno la sfortuna di averne troppi (è una sfortuna?).
I primi della classe ti guardano dall'alto in basso, e temono costantemente che tu, di nascosto, stia tramando per segargli le gambe.
Non sanno che sei troppo impegnato a vivere.
8 dicembre
L'Italia si oppone all'istituzione del mandato di cattura europeo - che si vorrebbe esteso a tutti i reati - pretendendo di circoscriverlo solo a determinate fattispecie delittuose, lasciando da parte quelle che il nostro Presidente del Consiglio sente troppo pericolosamente "vicine" (non è la spiegazione ufficiale - che nessuno, peraltro, è riuscito finora a comprendere - ma è l'unica credibile).
Parafrasando il poeta: rinasce ignominiosamente la Repubblichetta...
28 novembre
Davvero un dettaglio può far sviare da un percorso che sembrava già assegnato, un imprevisto smentire un destino, una coincidenza vanificare un progetto esistenziale curato nei minimi dettagli.
Casualmente siamo ciò che siamo, e amen. (Al bando le religioni, le ideologie, i fanatismi, i moralismi...)
16 novembre
Forse non ci sarà la fine del mondo. In Afghanistan i cattivi battono in ritirata mentre i buoni (?) avanzano vittoriosi. Ma a tutt'oggi nessuno sa dove si trovi il ricercato numero uno, Osama.
Altre parole e nomi da mandare (inconsapevolmente) a memoria: Ground Zero, mullah Omar, antrace, Mazar-e-Sharif, Qandahr, Al Qaeda.
Ogni stagione ha il suo codice cifrato.
6 novembre
Ecco la sensazione: un treno lanciato a folle velocità contro un banco di nebbia nel quale può nascondersi di tutto. Oppure niente.
28 ottobre
Anche il 28 ottobre di ventuno anni fa c'era un'aria tiepida. Mi ricordo, all'imbrunire, l'atmosfera un po' languida della partenza, del ritorno. Io pensai di aver toccato il cielo con un dito, stavo sulla battigia tra la felicità immaginata e quella reale.
Avevo sedici anni e, credevo, tutto da guadagnare, niente da perdere.
20 ottobre
Un fascio di fiori per mia madre (oggi è il suo compleanno) e per tutte le persone che amo.
I colori sono la forma visibile delle emozioni.
10 ottobre
Già da qualche giorno gli americani hanno preso a bombardare quel che resta in piedi del lontano Afghanistan. Lì sta quel simpatico omino - che risponde al nome di Osama Bin Laden - che ha avuto la brillante idea degli attentati «che hanno cambiato il mondo». Tutti quelli savi di mente sperano che un missile gli spacchi in due la capoccia. Quelli meno savi di mente, invece, fanno i cortei pacifisti, oppure fanno Bertinotti. Oppure, ancora, Dacia Maraini.
Nel frattempo si moltiplicano le interviste ai musulmani che vivono in Italia. Nella maggior parte dei casi hanno l'effetto contrario di quello sperato. Nel senso che i seguaci di Maometto si piangono vittime dell'occidente cattivo e insensibile, ma trasudano arroganza e disprezzo per le nostre culture, per i nostri stili di vita.
Fino a che punto si può essere tolleranti con gli intolleranti?
7 ottobre
Credo che il sentimento più puro che esista, il più intenso, sia costituito dalla nostalgia intrecciata alla speranza. Ricordare un tempo (bello) con la consapevolezza che prima o poi ritornerà. Possibile che non sia stata coniata una parola per indicare questo stato d'animo? Forse perché è talmente raro. Di solito il tempo non restituisce nulla, comunque nulla di veramente uguale a prima. Eppure non sempre è così. A volte la vita sa ingannarsi.
28 settembre
Ha ragione chi sostiene che dall'11 settembre è svanita una volta per tutte l'illusione che la storia fosse finita. E che la politica si potesse ridurre a buona amministrazione dell'ordinario.
Mi chiedo, tuttavia, se presunti statisti generati dalla lunga stagione dell'azzeramento (o quasi) della politica medesima, come George W. Bush negli Stati Uniti, o il ridicolo Capo del Governo di casa nostra, Berlusconi, siano in grado di gestire questa transizione.
Ecco uno dei rischi più gravi dei prossimi mesi ed anni: torna la politica, ma ad occuparsene ancora non ci sono i politici.
Intanto si aspetta una guerra di cui tutti parlano, e che, in un certo senso, tutti stanno vivendo come se fosse già in corso. Invece i cannoni del «mondo libero», come si diceva una volta, continuano a tacere.
19 settembre
Ci sarà, se ci sarà, una guerra che non sarà una guerra, contro un nemico imprecisato, in tempi non prevedibili, con caratteristiche inusuali e comunque non divulgabili.
Insomma, il mondo sta tornando lentamente alla normalità, ma, ahimè, si tratta di una normalità "in modalità provvisoria".
Si teme da un momento all'altro l'irrompere di qualche edizione straordinaria del telegiornale.
Non mi piace per niente.
12 settembre
I segni premonitori c'erano già.
Un presidente eletto dopo un'interminabile e ridicola conta e senza avere, alla fine, nemmeno la maggioranza dei voti del paese; l'euro destinato a diventare fra pochi mesi, e sia pure con tutte le difficoltà iniziali, l'altra moneta di riferimento del mercato mondiale, facendo venir meno il monopolio del dollaro; una classe politica che più tale non è, essendo solo il portato di lobbies economiche e finanziarie.
Altro che evento tragico che rafforza moralmente gli States: ieri l'America ha avuto la sua Hiroshima - il paragone mi pare molto più calzante di quello, ossessivamente ripetuto, con Pearl Harbor - ed ha scoperto di non essere più la superpotenza che credeva di essere.
Annichilita ed incapace di reagire di fronte ad un nemico che ha dimostrato di non aver colpito, sinora, non perché le difese avversarie glielo rendessero impossibile, ma soltanto perché l'aura di inviolabilità, di sacralità, quasi, del suolo americano era il miglior "scudo stellare" di cui l'America disponesse.
Solo che adesso quel tabù è stato violato. Nel modo più efferato e spettacolare.
Gli Stati Uniti sono destinati a restare un paese grande e potente, certo, ma non più di quanto lo saranno, alla fine di questo decennio, la Russia o la Cina, o la stessa Unione Europea, se mai prenderà forma di vera e propria federazione.
La superpotenza non esiste più: il terzo millennio comincia ora.
foto: Repubblica
10 settembre
E così è venuto fuori che da circa un anno a questa parte le Procure di Roma e Milano stanno indagando su numerose rappresentanze diplomatiche italiane sparse per il mondo che avevano, a quanto pare, il brutto vizio di concedere visti d'ingresso ai cittadini stranieri (dei paesi più poveri, evidentemente) in cambio di "mazzette" o favori sessuali.
Non mi sorprende. Ho potuto sperimentare personalmente il livello di lordume di cui è fatto l'impasto morale dei nostri benemeriti funzionari diplomatici. Mi riferisco, in particolare, alla Cancelleria Consolare Italiana a Bucarest: un'autentica accolita di mafiosi, gente che crede di avere il diritto di calpestare le più elementari regole di civiltà e di correttezza in virtù di non si sa bene quale misteriosa investitura divina o terrena.
Con tutto il cuore: andate a fare in culo.
2 settembre
In questi ultimi scampoli di vacanze estive sono tornato ad usare la macchina fotografica per cimentarmi in un esperimento credo piuttosto riuscito.
L'idea era quella di utilizzare le tecniche di manipolazione digitale delle immagini per interpretare un soggetto quanto mai particolare quale un cimitero di guerra.
Per chi vive in una cittadina come Cassino, che fu teatro di una delle più sanguinose battaglie della Seconda Guerra Mondiale, fino ad essere completamente rasa al suolo, il tema della guerra ha un significato molto palpabile, concreto.
In tutte le foto (presenti nel sito nella GALLERIA FOTOGRAFICA) ho inserito una forte dominante di rosso, nelle sue varie tonalità, come ad evocare quello scenario di fuoco e deflagrazioni, di sangue e violenza, consono ad un luogo che non riesce, a mio avviso, ad infondere nessun senso di pace e rassegnazione.
Nella fattispecie, si trattava del piccolo cimitero inglese che si trova, per l'appunto, qui a Cassino. Tante lapidi bianche tutte uguali, indistinguibili l'una dall'altra, tanti nomi di uomini e di ragazzi ricordati soltanto per ciò che - con tutta probabilità - mai avrebbero voluto essere: soldati.
24 agosto
Credo che questa sia una delle fasi più indefinibili nel ciclo delle stagioni. Non è ancora autunno (probabilmente continuerà a fare caldo ancora per un bel po' di giorni), ma quel sentimento di sospensione che ci porta a vivere la stagione più calda come una specie di pausa, di time out, comincia inesorabilmente a perdere consistenza, senza che al suo posto s'insedi stabilmente il senso del ritorno alle normali occupazioni, alla vita "vera".
Il telecronista annuncia che sta per iniziare il secondo tempo, ma le squadre sono ancora negli spogliatoi.
15 agosto
Poi una mattina ti svegli, una mattina qualunque, di un giorno qualunque, o magari un giorno che può essere casualmente un giorno di festa, magari un Ferragosto, e ti accorgi che una fase della tua esistenza si è conclusa, senza una ragione plausibile, senza una spiegazione possibile, semplicemente hai cambiato autobus, sei sceso e sei risalito in corsa, e tutto è avvenuto con una naturalezza disarmante. Senza accorgertene.
Le cose che ti ritrovi intorno sono le stesse che avevi lasciato, ma sono i tuoi occhi a guardarle in modo diverso; la scala delle tue priorità si è rovesciata, non hai più le paure che avevi prima, sostituite da altre, legate a ciò che adesso ti preme di più.
E non puoi farci niente, e non vuoi farci niente.
Hai solo voglia di vivere. Perché è la vita il miglior antidoto di se stessa.
10 agosto
È facile scambiare le luci a intermittenza di un aeroplano per una stella cadente. Chissà quanti desideri vengono affidati alla rotta Roma-New York!
Sono gli inconvenienti dell'inquinamento luminoso.
31 luglio - diario in aula
Ci sono ancora quelli che credono nella Giustizia? Sì, ce n'è. Nel mio lavoro mi capita d'incontrarne spesso di persone che hanno della legge e dei tribunali il rispetto quasi sacro che si riserva a quelle entità astratte che sono al di sopra delle misere cose di tutti i giorni e che portano avanti la loro missione in nome di intangibili ideali e valori superiori.
Sono uomini e donne di vecchio stampo, ma anche giovani che si rivolgono fiduciosi - ed un po' timorosi - a chi potrà restituire loro la dignità violata, una verità negata, o (a limite) il senso di una rassegnazione inevitabile.
E non hanno contezza di aule affollate e caotiche, di avvocati in cerca di fascicoli polverosi che si trascinano tra un rinvio (ingiustificabile) e l'altro (ancor meno giustificabile) da anni e anni; che non sanno di sentenze-burla in favore di delinquenti incalliti e, per contro, di processi inutili quanto dispendiosi imbastiti per giudicare di comportamenti che solo gli addetti ai lavori, a malapena, sanno essere concretanti fattispecie di reato.
Ignorano che forse la Giustizia, come la immaginano loro, non esiste già più, sostituita da un vorticoso ingranaggio di tecnicismi, avulso da qualunque senso morale, che somiglia più al regolamento di un gioco a premi che ad un'istituzione a cui - nei limiti dell'umanamente possibile - dovrebbe esser dato di distribuire torti e ragioni.
22 luglio
C'è più arroganza tra i leaders delle nazioni più ricche e potenti del pianeta, che si riuniscono periodicamente con la malcelata convinzione di fare il punto sui destini del mondo (e in un certo senso, purtroppo, è così, visto che stiamo parlando dei portavoce dei grandi potentati economici e/o delle più importanti lobbies dei rispettivi paesi: ché a questo, sostanzialmente, si è ridotta la politica), o tra le migliaia di compiaciuti - leggasi: violenti, quanto meno verbalmente - contestatori che ritengono di parlare a nome e per conto dell'umanità intera, specie quella più debole e sofferente (voi 8, noi 6 miliardi, ho visto scritto su una maglietta)?
13 luglio
Sei su quella linea rossa che sta tra il sonno e la veglia, quell'indecifrabile luogo della mente in cui il mondo di fuori e quello del tuo inconscio si fondono in una dimensione realmente inesistente.
Hanno bussato? È il suono del tuo campanello quello che hai appena sentito?
Il sonno è un predatore fortissimo che ha mollato un po' la presa solo per pochi istanti, ma è ancora lì a ghermirti, non ti lascia, almeno per il momento, alcuna via di fuga.
È buio pesto, la notte è immensa e tu sei minuscolo.
La gente a quest'ora dorme. Tutta, nessuno escluso, su tutto il pianeta terra (sulla linea rossa non esistono fusi orari o altre corbellerie del genere: esiste solo ciò che vedi, o non vedi).
È troppo presto per essere chiunque, ti convinci.
7 luglio
Quanti motivi per odiarlo ci dà questo mondo, e quanti per amarlo. Il che, tradotto in altri termini, vuol dire: quanti motivi per odiarla ci dà l'umanità, e quanti per amarla.
Per la verità non v'è dubbio che siano una cerchia ristretta gli uomini i quali, in un modo o nell'altro, contribuiscono al bene - fisico e spirituale - di tutti noi: scienziati, artisti, letterati. Talvolta perfino qualche illuminato politico (ma la politica, ormai, non conta praticamente più nulla, essendo solo uno strumento, svuotato di ogni creatività e decisionalità, a disposizione di ben altri poteri).
Di gran lunga maggiore è il numero di coloro che lavorano per distruggere. Quasi sempre sono perfettamente identificabili, ma spesso godono della copertura più formidabile, quella che fornisce loro la legge stessa.
Tanto per fare un esempio: recenti sentenze, in Italia, stanno lì a dimostrare che certi mali non verranno mai sradicati completamente. In un certo senso fanno parte del sistema stesso, che da una parte li combatte, dall'altra è impossibilitato a spingersi sino in fondo, perché ciò significherebbe violare le sue stesse regole.
Il migliore dei mondi possibili è un mondo destinato a galleggiare sulla propria merda?
29 giugno
La ragazza di cui non seppi più nulla mi dice che no, la vita non è affatto semplice.
Me lo scrive con un sospiro - immagino - come di chi ne ha vissute tante e tu, che affermi il contrario, sei solo un ingenuo che non sa niente delle cose del mondo.
Tutto questo mi conferma, una volta di più, che i meccanismi che regolano l'esistenza degli uomini e delle donne sono di una semplicità disarmante.
Le tre o quattro forme in cui si concretizza il potere - denaro, bellezza, prepotenza, violenza - stanno alla base delle fortune e delle disgrazie del genere umano dalla notte dei tempi. Sempre quelle, sempre lì, sotto gli occhi di tutti.
È quando non abbiamo il coraggio di guardare in faccia la realtà che la complichiamo, cercando spiegazioni lambiccate che ci consentono di occultare i problemi, ma certo non li risolvono (fermo restando che spesso non si risolverebbero comunque).
Così la ragazza di cui non seppi più nulla, sicuramente poco avvenente, si convince che i suoi problemi con l'altro sesso derivino da chissà quali difficoltà caratteriali, da chissà che elitari orientamenti intellettuali.
Le basterebbe guardarsi allo specchio.
Sono crudele? Non io, è la semplicità delle leggi della natura (umana) ad esserlo.
16 giugno
L'inquietudine ha un sapore di ruggine. Somiglia alle prime luci dell'alba di una giornata uggiosa. Sei pronto ad uscire di casa, ma ti sembra che non farà mai giorno.
11 giugno
L'atmosfera che segue alla fine di un amore ha un che di luttuoso: vaghi nello sbigottimento, tra le espressioni di circostanza degli amici, le loro parole di conforto. Cerchi l'assassino e sai che non lo scoprirai (ed anche se lo scoprissi, per te non cambierebbe nulla); t'imbatti, di tanto in tanto, in qualche oggetto, in qualche coincidenza che ti riportano alla mente il "caro estinto", ma non esistono preghiere per un amore che non c'è più.
Anche la nostra storia, Principessa, è giunta al capolinea? Gli innamorati, si sa, sono cocciuti...
28 maggio
Siamo un po' tutti come il ragazzo di quella pubblicità di una nota bevanda che comincia per coca e finisce per cola, che, insieme ai suoi compagni, prende al volo il metrò di ritorno da un concerto, di notte, e riflette sul fatto che quell'estenuante serata sarebbe rimasta per sempre impressa nella sua mente, anzi vorrebbe che non finisse mai.
Amore e amicizia sono due facce di un'unica medaglia, la sola che meriti davvero di non andare mai perduta. Almeno nel ricordo.
26 maggio
Le immagini, trasmesse in questi giorni dalle tv di tutto il mondo, di una festa di nozze a Gerusalemme finita in tragedia perché il pavimento della sala da ballo in cui si stava svolgendo ha ceduto improvvisamente, letteralmente inghiottendo centinaia d'invitati, mi sembrano vieppiù impressionanti in considerazione del fatto che provengono da un paese dove la morte per mano dell'uomo è, purtroppo, triste consuetudine.
Eppure, in quei volti sorridenti, in quelle voci festanti, in quelle espressioni distese, in quei corpi intenti ad assecondare il ritmo della musica, che un attimo dopo spariscono alla vista della videocamera che fortuitamente li stava riprendendo, c'è qualcosa di ancora più terrificante, qualcosa con cui l'uomo è abituato a convivere, suo malgrado, dalla notte dei tempi, e che non smette di atterrire: l'imponderabile preponderanza del Caso tra le tante forze che governano le nostre esistenze.
Coloro che erano andati a quella festa e che l'obiettivo ha immortalato nei loro ultimi istanti di vita, così palesemente inconsapevoli (e come poteva essere diversamente?) di essere in punto di morte, sono le maschere simboliche dell'umanità stessa, in balìa da sempre della paradossale e spietata ironia della sorte che troppo spesso governa il mondo.
Chiunque ne sia (o non ne sia) l'artefice, ha un senso dell'umorismo di pessimo gusto.
22 maggio
A volte la vita somiglia al passaggio di un treno in aperta campagna. Alle tre di pomeriggio. D'estate.
A volte somiglia allo stare su quel treno.
14 maggio
Stavo ripensando alla prima volta - quasi vent'anni fa - che andai a votare. Nel frattempo il mondo è cambiato profondamente, l'Italia, mi pare, solo all'apparenza.
In realtà c'è un equivoco di fondo che andrebbe chiarito: la politica, in una democrazia consolidata come è (per fortuna) il nostro paese, contribuisce poco a cambiare la vita delle persone. Ai mutamenti di maggioranza, di governi, non corrispondono grandi cambiamenti nelle masse. Caso mai entrano sempre più spesso in gioco - e con più efficacia - accadimenti del tutto occasionali ed incontrollabili (congiunture internazionali favorevoli o sfavorevoli, soprattutto) che determinano l'acuirsi o l'affievolirsi di certi sintomi, di certi malesseri.
Ma è un'illusione pensare che ci siano ricette politiche in grado di dare la felicità.
E' una questione di atmosfera generale, più che altro. Come quando una bella giornata di sole, di per sé, induce al buon umore, o, al contrario, una serata uggiosa lascia strascichi di malinconia.
Così uno sente che certi simboli infondono maggiore tranquillità, certe facce maggiore fiducia, e saperli al potere gli fa credere che tutto andrà meglio anche per lui. Magari in parte, in piccola parte, è vero. Per il resto, le piccole o grandi fortune ognuno se le costruisce - se se le costruisce - da sé. Anche quando nemmeno se ne rende conto.
7 maggio
Il nostro corpo è formato, mi pare, al 90% da acqua (l'interno della testa di certi individui lo è sicuramente). Anche se la percentuale non è proprio questa, è, comunque, molto alta.
Credo che anche il nostro spirito sia composto da elementi altrettanto semplici e basilari. Se non si parte da questo dato di fondo, è impossibile non dico capire, ma almeno farsi un'idea sufficientemente approssimativa della natura umana. Personalmente ritengo che un buon 90% - ancora una volta - di studi e di pubblicazioni che hanno la pretesa di sondare e di spiegare l'animo umano sia perfettamente fuori strada per eccesso di zelo. O, nel migliore dei casi, sia perfettamente inutile, dal momento che adotta interminabili disquisizioni per giungere alla stessa conclusione a cui si giungerebbe con un minimo di spirito d'osservazione e buon senso.
Non ho nulla contro la cultura. Il fatto è che la cultura è un prodotto dell'uomo, ma non serve a comprenderlo.
Marco Lodoli ha pubblicato La notte. Il mio giudizio si risolve in una domanda: può un autore, che ha una straordinaria e poetica padronanza della lingua, fare a meno di (quasi) tutto il resto?
6 maggio
Comincio da oggi, domenica 6 maggio 2001, questo mio diario "improprio". Improprio perché non sarà il resoconto della mia vita giorno dopo giorno, fatto dopo fatto. Non solo non interesserebbe a nessuno la storia della mia vita, ma non interesserebbe neanche a me renderla pubblica.
Sarà, piuttosto, l'occasione per mettere insieme, di tanto in tanto, delle riflessioni, dei pensieri "a voce alta" che quasi spesso danzeranno come fuochi fatui sul confine tra reale e irreale, concreto ed astratto, perché così piace a me.
Niente di serio, intendiamoci. Niente di importante. Solo una maniera per guardarmi allo specchio, e guardarmi intorno. E fare in modo che non tutto sfugga via irrimediabilmente. O, almeno, lo faccia più adagio.Sono passati gli anni come stormi che vedi o senti sfrecciare in un cielo all'imbrunire, alzi lo sguardo e fai appena in tempo a vedere un'ombra sopra la tua testa che si muove rapida verso l'infinito; forse è stata solo la tua immaginazione, per un attimo, un attimo soltanto hai l'impressione - che dico? la certezza - che sia stata solo la tua mente a materializzare quelle immagini; ti guardi indietro e ti viene da ridere, ti sembra che quella commedia a volte triste, a volte ben riuscita che gli altri e tu stesso chiamate «la tua vita» sia stata una splendida messinscena ad uso e consumo di chissà chi.
E invece ci sei. Fermo, con i piedi ben piantati per terra, ci sei anche tu e non è vero che il passato non c'è stato, lui è esistito veramente, non l'avevi soltanto immaginato, è stato lui a condurti fino a qui e non viceversa. E le cose che c'erano prima, le cose di quando eri un ragazzino, o addirittura un bambino, c'erano davvero anche loro, così patetiche - poetiche - superate: la tv in bianco e nero, il giradischi, il telefono grigio con la rotella su cui far scorrere i numeri, le vecchie automobili, le anteprime di film che adesso sono dei classici, le canzoni che erano in testa alla hit parade e che ora nessuno si ricorda più. E c'erano anche le persone che hai incontrato nella tua vita, decine, centinaia di persone che non avresti più rivisto, destini che si sono incrociati al tuo per una frazione di secondo, per pochi minuti, per qualche ora, per qualche giorno, in una sala attesa a scambiare due chiacchiere, nello scompartimento di un treno, in un amore solo sperato, su una spiaggia a prendere il sole, sotto la pioggia di novembre alla fermata dell'autobus. Adesso pensi di essere qualcun'altro, hai un'ulteriore identità, invisibile, virtuale (impossibile) su una cosa che si chiama Internet, e sorridi. Cerchi sulla tastiera le parole giuste per farti riconoscere in mezzo al silenzio assordante delle mille diversità che incontri navigando; o almeno di riconoscerti. Troppe volte hai pensato: «ormai, tutto quello che potevo fare non l'ho fatto». Forse c'è ancora qualcosa da fare per non credere che tutto finisca nell'istante in cui comincia, tutto uguale, tutto dall'inizio, forse ancora qualcuno da incontrare per sentirti dire le parole che speri, e che siano parole sincere. Come te.